Il rilascio corretto

Negli ultimi anni sentiamo molto parlare di catch & release, no-kill, prelievo nullo e chi più ne ha, ne metta. La pratica del no-kill è una sorta di filosofia di pesca responsabile ed essendo una libera scelta del pescatore si presuppone che i pesci che vengono rilasciati sopravvivano.
Un rilascio corretto è fondamentale per evitare la morte postuma del pesce a causa di danni dovuti alla sua cattura e cattiva manipolazione ed ha successo con minimo o nessun danno per il pesce.
Questa pratica, fortunatamente è in costante aumento, anche se di frequente le procedure risultano essere poco corrette.

Bella fario catturata e rilasciata da Silvano.
Mi è capitato di pescare in un laghetto ben popolato di trote, dove vigeva l'obbligo del no-kill, l'unica regola era : amo senza ardiglione oppure con ardiglione schiacciato, punto e stop, ma con  il passare del tempo mi sono reso conto che questa semplice regola non era sufficiente ma doveva essere considerata solamente un punto di partenza.
Una domenica mattina me ne vado a pescare, vedo un pescatore a qualche metro da me che aggancia un bel pesce, combatte per una decina di minuti, lo trascina sulla sponda del lago per poi afferrarlo saldamente con un pezzo di stoffa, slamatura, foto di rito e via in acqua. Nonostante i buoni propositi, quella trota con molte probabilità è morta.
Una grossa trota che combatte e si stressa per 10 o 15 minuti accumula una quantità molto elevata di acido lattico che la porta all'impossibilità di muoversi agevolmente e quindi di ritornare a nuotare normalmente ed ecco perchè è importante recuperarla il più velocemente possibile ma se abbiamo un tippet dello 0,10 questo non è possibile, quindi usiamo terminali adeguati alla taglia del pesce che supponiamo essere presente.
Trascinando un pesce lungo la riva di un lago o in altri casi spiaggiandolo sul greto del torrente, possiamo ferirlo ai fianchi, procurandogli abrasioni e piccole ferite invisibili ai nostri occhi ma che si possono facilmente infettare successivamente e causarne la morte.
La pelle dei pesci è delicata e per questo ricoperta di muco che la impermeabilizza, svolgendo una funzione protettiva verso gli agenti patogeni, cioè qualsiasi cosa in grado di provocare una malattia, presenti nell'ambiente in cui vive.
Se andiamo ad agguantarlo con uno straccio asciutto toglieremo gran parte di questa sua importante arma di difesa, esponendolo quasi certamente a una patologia futura. Durante le operazioni di slamatura, bagniamo per alcuni secondi la mano che useremo per sorreggerlo, rammentando che la temperatura dell'acqua è molto bassa e entrando in contatto con la nostra mano che misura 37° subirà uno shock termico notevole, trasmettendogli la sensazione di una forte bruciatura. 
Cerchiato di rosso, il cuore.
Raramente fotografo le mie catture, se sono di buona taglia cerco di farlo il più velocemente possibile così da non manipolarle eccessivamente e non esporle per un tempo elevato all'aria fuori dall’acqua.
Immergendole nuovamente, se non mi sembrano in forma le aiuto spostandole per la coda avanti e indietro in acqua fino a che i movimenti delle branchie tornano normali e sono in grado di mantenere l'equilibrio e poter darsela a gambe velocemente.
Se sorreggo una trota che sia per una foto o semplicemente per rigettarla in acqua non devo mai tralasciare un cosa molto importante; tra le due pinne pettorali al suo interno, molto vicino alla pelle si trova il cuore, quindi se vado a stringere forte con le dita in quel punto sicuramente provocherò danni che possono essere immediati o manifestarsi successivamente al rilascio, causando la morte postuma del pesce
Queste regole molto semplici sono d'obbligo se vogliamo rilasciare correttamente le nostre catture con un quasi nullo rischio di morte, osserviamole e impegnamoci a trasmetterle a chi non le conosce o non le pratica, perchè chi inganna un pesce con una mosca artificiale è un gran pescatore, ma chi poi lo rilascia sano e salvo è un fenomeno!